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LEGENDA | viaggio terrestre


LEGENDA | viaggio terrestre Istallazioni performative 5 ottobre 2019 | Abbazia San Pietro a Ruoti

Bucine - Arezzo

_ con:

Patrizia Bonardi | Ciro Ciliberti | Franco Cipriano Antonio Davide | Heidseck | Gideon Mendel Simon Norfolk | Pier Paolo Patti | Ciro Vitale _ L’istallazione performativa “LEGENDA Viaggio terrestre” è spazio-laboratorio per una restituzione in rito-visione immaginativo, di un ‘paesaggio’ di rivelazione, tra caduta e salvezza della terra-umana, nelle cui forme-evento (istallativo-performative) si intreccia, in uno svolgimento policentrico, la politecnia dei linguaggi (corpo-immagini-materie-oggetti-luce-suoni-voci...). Terra e umano sono essenzialmente inseparabili, essendo l’ambiente naturale - in tutte le sue forme, segni e materie - elaborato dal pensiero-linguaggio e dal suo riflettersi nella rappresentazione e nelle pratiche di conservazione e trasformazione della Natura. In queste “riflessioni” – spazi, tempi e gesti del senso possibile delle cose – la pratica dell’arte è custodia e memoria attiva dell’originarietà della vita cosmico-terrestre, la quale, con le sue forme molteplici, i suoi processi germinativi, la sua evocazione mitico-simbolico e con anche il suo mistero risuona nelle diramazioni di linguaggio degli ‘artifizi’ immaginativi degli artisti. Immaginare le preesistenze e le loro mutazioni naturali è declinazione di un pensiero ‘creativo’che sa interrogarsi sulle radici e la persistenza della natura umana in interazione operante e dialogo interrogante con le narrazioni e le forme nelle quali la storia del mondo – tra mito, scienza, poesia, religioni, arte, musica – si espone come senso immanente della vita, aperto sul suo trascendersi nell’ignoto e nel silenzio. Il senso delle cose terrestri è nel loro ininterrotto riflettersi le une nelle altre: la natura nell’umano, l’umano nella natura, in una circolarità sempre aperta a nuove convergenti differenze. Il senso umano è natura del pensiero che immagina il suo possibile nell’ eco dell’infinito, senza il quale si scioglie la relazione con la memoria trascendente che fa sostare il “pensiero” sulla soglia del mistero originante. Il farsi ascoltatori dell’invisibile e dell’indicibile è il dimorare dell’umano nella possibilità dell’impossibile, quando le cose ‘lasciano’ il senso. accedendo alla loro ‘innominabile’ indistinzione, dove il molteplice si fa Uno e l’Uno si rivela nella sua ‘origine’ plurale. LEGENDA è l’attraversamento del sublime e della caduta della terra umana, in gesti di segnalazione, allarme, d’interrogazione, come in una tragica ‘preghiera’ in cui si stratificano violenza e bellezza, distruzioni e resurrezioni, come in un sudario spaziato che ha le impronte-frammenti della storia del presente, della memoria e della salvezza. LEGENDA si compone in un percorso policentrico tra lo spazio aperto del chiostro dell’Abbazia di S. Pietro a Ruoti, tra i camminamenti e gli ambienti laterali. Sul piano ‘in luce’ del chiostro è istallata lo spazio di una ‘liturgia’ del paesaggio terrestre, nelle sue lacerazioni e progressioni tra storia e presente, tra cultura e oblìo, tra vita e morte, tra parola e silenzio. In spazi circostanti e nella stessa architettura (interna-esterna) si diramano istallazioni, performance, video, suoni. LEGENDA è il ‘catalogo’ della storia e della natura che si frattura e si ricompone, in un movimento di interferenze e differenze. Le forme, i gesti, i segni, le immagini s’incontrano e si allontanano, si dicono e si disdicono, come nel labirinto di ogni pensiero che si ‘apre’ all’ignoto del suo destino come destino del suo errante e interrogante “viaggio terrestre”, a cercare di raccogliere i frammenti del suo declinarsi come pensiero della natura e delle cose - della natura delle cose, e delle cose della natura - come storia avveniente, tra tragedia e salvezza. Ogni fine è già inizio di altro evento, “ciò da cui immanentemente sorge quel che sorge”.

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