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PASSAGGI








PASSAGGI

Premio Paolo VI per l’arte contemporanea

a cura di Paolo Sacchini e Marisa Paderni

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Collezione Paolo VI - arte contemporanea

Via Marconi,15 | Concesio, Brescia

11 settembre - 18 dicembre 2021

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Posticipata da marzo 2020 a settembre 2021 a causa dell’emergenza pandemica, l’esposizione intende soprattutto far emergere le molte possibili declinazioni che può assumere, oggi, il rapporto tra l’arte e la spiritualità, in linea con l’apertura montiniana nei confronti dell’arte contemporanea come veicolo per giungere alla trascendenza. Ogni artista selezionato ha condensato nelle opere esposte il proprio modo di affrontare l’arte e di connetterla alla sfera della spiritualità, in un dialogo collettivo in cui si alternano e si confrontano dialetticamente lavori assai distanti tra loro per tecnica e linguaggio, ma tutti accomunati da una ricerca di assoluto, di infinito, di ineffabile. Ci si muove, così, dai mosaici dei CaCO3, che affidano l’evocazione del divino soprattutto allo splendore della luce che si riflette e rifrange sul materiale vetroso, agli ex- voto paraffinati di Angelica Consoli, che riflette attentamente soprattutto sui temi della memoria e della preghiera. Si incontrano le raffinate carte di Elisabetta Necchio, che mette in evidenza i legami strettissimi tra le tre grandi religioni monoteiste, accanto ai lavori di fiber art realizzati da Nadia Nespoli con il filo di cotone, in una ripresa contemporanea delle manifestazioni della devozione popolare. Le Tele lacrimose di Laura Patacchia, che riflettono sui collegati temi del rito, della sofferenza, della guarigione e della rinascita attraverso la solida presenza dell’acciaio e del tessuto, si affiancano ai lavori di fatto immateriali, eppure capaci di manifestare un eccezionale senso di presenza, di Pier Paolo Patti, che ricerca nell’assoluta astrazione della sua “videotrascendenza” una chiave per visualizzare l’irrappresentabile. La figurazione di Massimiliano Pelletti, eterea e perfetta nella forma ma allo stesso tempo rotta dalla frammentazione e dalla scabrosità superficiale della materia, si confronta con i puri ritmi geometrici di Teo Pirisi, che trascrive l’ordine del cosmo in limpide e cristalline installazioni di “fili”. Infine, le Deposizioni di Giovanni Rossi – tanto delicate e minimali nella forma quanto potenti nell’acuta capacità di rilettura dell’iconografia tradizionale – si confrontano con le formelle della Via Crucis di Francesco Visentini, che trascrive il dramma del sacro graffiando la superficie della terracotta o aggiungendo ad essa lembi affilati di una materia granulosa ed essenziale.

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Il Premio Paolo VI per l’arte contemporanea

Nato nel 2017 per iniziativa dell’Associazione Arte e Spiritualità, ente gestore della Collezione Paolo VI - arte contemporanea, il “Premio Paolo VI per l’arte contemporanea” è un concorso rivolto ad artisti italiani o di nazionalità straniera (purché residenti o domiciliati in Italia), con particolare attenzione a giovani emergenti, che coerentemente con l’identità e la mission del museo – che da Statuto si pone l’obiettivo di promuovere gli «apporti offerti dall’arte, nelle sue varie manifestazioni, all’arricchimento spirituale della vita degli uomini del nostro tempo» – intendano riflettere, attraverso gli strumenti e i linguaggi dell’arte contemporanea, sul tema del sacro o forse ancora meglio dello spirituale, inteso tuttavia in senso molto ampio e non strettamente confessionale: un’arte dunque non necessariamente di tema o soggetto religioso, ma aperta e attenta ai temi della spiritualità, alle domande sul senso, all’indagine sulla dimensione interiore dell’uomo e sugli interrogativi escatologici. Dopo il notevole successo delle prime due edizioni, che hanno visto vincitori rispettivamente Daniele Salvalai (2017) e Armida Gandini (2018-2019), per la sua terza edizione il concorso ha mantenuto l’articolazione in due fasi già adottata a partire dalla seconda, per cui si concretizza dapprima in una mostra collettiva degli artisti finalisti, e in seguito in una rassegna personale del vincitore del Premio, che potrà definirsi secondo modalità che spaziano dall’esposizione più tradizionale all’installazione site specific e a lavori sperimentali di varia natura, eventualmente anche in dialogo con opere conservate presso la Collezione Paolo VI ma di norma non esposte al pubblico.

Nell’agosto 2019 è stato emanato il bando di concorso, che ha visto una partecipazione di ben 115 artisti provenienti da tutta Italia; tra di essi, nel dicembre 2019 la Giuria del Premio – coincidente con il Comitato Scientifico del museo e dunque costituita da Cecilia De Carli, Paolo Bolpagni, Don Giuliano Zanchi, Elena Di Raddo, Marco Sammicheli e dal direttore del museo Paolo Sacchini – ha individuato come finalisti il collettivo ravennate CaCO3 (Âniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis), la bergamasca Angelica Consoli, la comasca Elisabetta Necchio, la milanese Nadia Nespoli, la ternana Laura Patacchia, il salernitano Pier Paolo Patti, il lucchese Massimiliano Pelletti, il milanese (ma lucchese d’adozione) Teo Pirisi e i bresciani Giovanni Rossi e Francesco Visentini.

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