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 SOTTOSUOLI - profondità della superficie   

Installazione/performance di

Franco Cipriano, Antonio Davide, Pier Paolo Patti e Ciro Vitale

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LA METROPOLI SENZA PERIFERIE

STAZIONE CREATIVA - Spazio MIL | Sesto San Giovanni | Milano

[...] Il silenzio, in un clima umido ma auto-regolato dal tufo, porta allo sguardo in ascolto, all’immaginazione del tempo di vita e di abbandono, alle voci che si diffondevano confondendosi nei richiami e nei canti con i dialoghi e le imprecazioni.  Anche spazio sotterraneo di operosa attività artigiana e commerciale nel periodo in cui fu rifugio dei napoletani che si difendevano dai bombardamenti bellici, la cavità sotto la città “civile” rappresenta una metropoli che trasmuta i suoi spazi  nelle viscere della sua topologia  storico-moderna.  Il sottosuolo dunque diviene percorso dell’anima che ritrova in eventi dell’arte la sua forma profonda, dove si dispiegano le rappresentazioni della storia di superficie in eventi che ne fanno risuonare aspetti e immagini sconosciute [...]     (Franco Cipriano)

VI - 2018

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 BOOKS OF INNOCENCE 

Galleria Spazio Bianco | Torino

[...] Patti infine non è da meno a nessuno per quanto riguarda il duro confronto con gli orrori della storia umana più e meno recente, così come rispetto a piano dei riferimenti alla cultura giudaico-cristiana,  ma più che il dualismo luce-tenebre egli ne coglie qui un altro non meno topico, quello candore-cruenza. A chi è intriso di cultura plastico-visiva balenano subito i contrasti pittorici tra il bianco manto lanuginoso di un agnello sacrificale e le stille di sangue – si pensi, per limitarci ad un solo esempio, al degno agnello che sta ritto su un altare nello scomparto centrale del Polittico di Gand (1426-1432) di Jan ed Hubert van Eyck: dal suo petto fuoriesce un fiotto di sangue che va direttamente a colmare un calice posto alle sue zampe.  Esempio di origine verbale, eppure di grande evocatività visiva è poi – sempre per limitarci ad un solo caso tra i mille possibili – quello dei vegliardi dell’Apocalisse di Giovanni – ancora lui! -, coloro che, avendo attraversato «la grande tribolazione», «hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello».  «Ogni giorno d’ogni mese d’ogni anno in tutto il mondo», canta il giovane Frankie Hi-Nrg, «la violenza comanda le azioni di uomini e nazioni: sesso, razza, religioni, non mancano occasioni per odiare, ma dobbiamo ricordare che siamo libri di sangue.. tutti libri di sangue...». Il cantante umbro rappa queste parole nel 1993, all’alba di un nuovo – od apparentemente tale – ordine mondiale. A distanza di un quarto di secolo Patti non sembra vederla e pensarla troppo diversamente"[...]    (Stefano Taccone)

II - 2017

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 ЕДА КАК СОЦИАЛЬНАЯ МАШИНА 

FOOD AS A SOCIAL MACHINE 

exhibition on the public transport stops of Samara

A cura di Nelya Korzhova

Сentral Volga branch of the National Center for Contemporary Arts

Samara | Russia

The subject of the work is food in in the meaning of “sharing” and “deprivation” at the same time. The sequence of frames comes from a footage in a refugee camp which depicts the distribution of food: a gesture of solidarity hiding a sense of guilt. This artwork is a declared invitation to think about the topic of “starving people” through years of incorrect expansionistic poli- tics that turned “feeding” into a literal “starving”, which is the turning point of the settlement of new political balance.

Specific attention must be paid on people, on their faces, on their arms striving for a piece of bread: daily gestures in a loop, through a yelling crowd.
The frames are composed in a Manneristic way in or- der to show a scene with no time and no geographical reference. So the total drawing becomes the metaphor for pain and dispair: on one side there is who throws the bread, and on the other side there is who receive the bread, both hanging in an eternal balance. Places and times should be different, substance remains the same, as always and forever. (Nelya Korzhova)

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IX - 2017

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 RENDEZ-VOUS EN EUROPE 

Doppia personale di Pier Paolo Patti e Ciro Vitale

a cura di. Martial Verdier

La Villa des Artes - Parigi

"...I pericoli che si annidano tra le pieghe di questa apparente reciprocità tra il reale e il suo ritratto è oggetto di indagine in uno degli ultimi lavori dell’artista italiano Pier Paolo Patti, presentato per la prima volta in occasione della mostra presso ‘La Villa des artes’. Nei 200 frame su carta fotografica che compongono l'opera, il video sopravvive solo come simulacro: il nastro narrativo che si snoda dinnanzi agli occhi dello spettatore, infatti, è il risultato di tagli e furti da campagne di documentazione che riguardano geografie in conflitto, la cui conoscenza è sempre offerta dietro il filtro della parzialità necessaria alla legittimazione degli equilibri mondiali. 

Smontando e rimontando il racconto per immagini, Patti smaschera i gangli e gli ingranaggi della ‘macchina del consenso’ e offre un nuovo punto di vista da cui osservare l’orizzonte degli eventi storici, invitando a una maggiore decantazione del giudizio. Giudizio che si fa intimo, privato, deflagrando in una più ampia riflessione sul dolore nei suoi Quaderni in cui, come in un diario, si raccolgono fotografie, disegni, appunti, percorsi da una lunga linea rossa ininterrotta, simile a un elettrocardiogramma piatto o al Unmei no akai ito, a ricordare quanto dolore unisca il destino di popoli divisi dalla violenza della guerra"...    (Carla Rossetti)

La Villa des artes

V - 2016

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 PROFEZIA 

Installazione/performance

Stazione creativa - Sesto San Giovanni, Milano

a cura del collettivo Di.St.Urb.

 

Nella trama di  segni, visioni, tracce, materie, forme, suoni, voci, emerge un arcipelago in cui le isole sono echi che si inseguono, si incrociano e si attraversano, rivelando insieme il possibile e l’impossibile del linguaggio, che ha le intermittenze tra presenza e assenza, tra memoria e oblìo. L’opera è soglia dove il manifestarsi concettuale appare come un’eco dell’inspiegabile, proiettata verso un’alterità della Storia “incomprensibile” dalla razionalità stabilizzatrice delle forme.  PROFEZIA è “ascolto” del Tempo che si fa rivelazione del linguaggio sui confini del senso. È  visione del naufragio dello “sguardo che attraversa l’oceano” e trova orizzonti intransitabili,  è l’insorgere dell’ethos che si muove nella crisi apocalittica dell’epoca. È un pensiero-segnale che interroga il linguaggio come luogo del conflitto e della crisi – mappa “apocalittica” delle narrazioni storiche, culturali – realistiche o simboliche – del tempo.
Come in “stazioni” o “capitoli” di un sospeso itinerario, avviene una “opera comune” di singolarità che “migrando” l’una verso l’altra si annodano in un tessuto di mutamenti e analogie, contrasti ed evocazioni, nell’estrema memoria dell’arte dove il linguaggio può intercettare le tonalità dell’immemorabile. 

 (Franco Cipriano)

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IV - 2016

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